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     Se pensiamo all'immagine tradizionale, una qualsiasi figura completa di forma, 
colore, luce, spazio, insomma organicamente integra e prendiamo ad esempio un nudo, 
maschile o femminile non ha nessuna importanza; potremmo così rilevare che 
la forma d'arte ben incisa nei contorni per cui il colore compatto, denso è 
materia del corpo della stessa, infine rivelata dalla luce quale protagonista 
nello spazio dell'esistenza. 
    Ebbene da tutto ciò si evince una evidente constatazione che sin dalla remota 
creazione la figura è rappresentata quale simbolo universale, espressione 
ideologica dell'assoluto, incarnazione plastica del "dogma". La conferma che 
viene da lontano ha percorso il lungo tragitto storico della classicità. Che poi 
tutto ciò abbia maturato, complice il logorio del tempo e con l'avvento della 
modernità, quei dubbi che lacerano simili alle crepe il valore plastico 
dell'assoluto e che queste "crepe" abbiano dato vita ad una accentuata 
complessità strutturale della forma, è cosa ormai acquisita nella coscienza 
della contemporaneità. 
    In altre parole l'immagine storica ha subito le mutazioni formali, in quanto 
modellata dalle innumerevoli contraddizioni culturali, esistenziali ed 
ideologiche che hanno consentito l'affermazione della modernità. Per cui quelle 
"crepe" maturate nel tempo hanno segnato, intaccato il percorso dell'arte 
moderna e che possiamo sintetizzare in alcune fasi significative che 
maggiormente hanno inciso sul lavoro di Vincenzo Balsamo. Una serie d'influssi 
che vanno perlopiù dal Divisionismo, Cubismo, Astrattismo, Surrealismo, sino 
all'Informale; per cui lo specchio dell'Assoluto, andato in frantumi, ha 
generato i molteplici frammenti contraddittori che manifestano attraverso 
l'autonomia del segno una propria luce. 
    Premesse queste che c'introducono nell'anima della testimonianza artistica di 
Vincenzo Balsamo, la cui creatività pittorica dà corpo ad una serie d'immagini 
che attraverso le progressive elaborazioni segniche (Elaborazioni segniche, olio 
2001)  manifestano visivamente il concetto filosofico portante o l'improbabile 
rappresentazione della verità universale ormai priva dell'incidenza probatoria 
dell'immagine tradizionale. 
    Ovvero il "dogma" dell'assoluto è contraddetto dalle infinite sfaccettature 
(Tema con variazioni, olio 2001) della realtà formale dell'esistenza e 
rappresentato dalla inquieta agitazione dei tanti e dissociati segni astratti 
che scompongono la figura (Silente, olio 2001) Balsamo elabora un progetto 
grafico che sostanzialmente, attraverso l'impatto cubista, produce lesioni 
all'interno della figura, procede quindi attraverso la geometria astratta a 
marcare incisivamente le sezioni della composizione stessa, accentua poi 
nel riferimento divisionista una più ampia dissolvenza dell'integrità formale, 
sino a che i  minuscoli pulviscoli sfociano nella cancellazione dello spazio 
informale, ed infine eccolo a rielaborare, mediante la fantasia surreale, la 
nuova e sorprendente identità iconica. 
    La graduale evoluzione dei vari passaggi tendenziali certifica quel che resta 
del dubbio e del disfacimento della centralità della forma. Via via, le fasi 
progressive del progetto visivo sempre più accentuato si smaterializzano nelle 
ombre dell'infinito. 
    Il segno grafico sottile, poco visibile, come inciso nel vuoto dello spazio e 
coperto dalla eterea evanescenza del colore (Riflessi, olio 2001), il cui 
richiamo alla trasparenza pittorica di Klee, esplicita l'inevitabile dissolvenza 
del progetto grafico (Frizzante, olio 2000). L'interpretazione estetica di 
Balsamo, accentuata dalla demolizione dell'integrità visiva e materica del corpo 
nell'immagine, lascia il segno nel profondo della coscienza di una vita orfana 
delle sue certezze collettive. 
    Azzerando il modello tradizionale della forma, Balsamo ha avuto il terreno del 
Nuovo, attestando nei frammenti l'affermazione particolare della dimensione 
individuale e soggettiva di una umanità più adulta e responsabile. Per cui il 
tracciato delle nuove frontiere della complessa geografia della verità e 
dell'assoluto, produce soluzioni visive nella moderna ideazione di segni liberi, 
elaborati dalla fantasia surreale. Come segni vitali, mondi a sé, organismi 
viventi simili ad ovuli embrionali (Visione spaziale, olio 2001), seppur 
integrati nella forma madre, si agitano a testimoniare le loro forza vitale 
(Vitalità, olio 2002), intesa quale spinta propulsiva, inarrestabile (In ascesa, 
olio 2001) per la  nascita di una inedita definizione formale con cui fecondare 
il seme dell'immagine nello spazio inesplorato del nuovo millennio. 
Ernesto D'Orsi  |