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Seguo la pittura di Balsamo e la sua lenta ma sicura evo-
luzione, verso forme sempre più perfette, fin dalla prima
personale romana. Di questo pittore, che non è tanto giovane e neppure suf-
ficientemente vecchio per poter godere i consensi corali della
critica trionfante, ciò che ammiro di più è la caparbietà con la
quale procede - in fondo è un autodidatta - sulla strada
segnata dalla vocazione. Nessuno ha insegnato a Balsamo, difatti, l'arte complessa
del disegno; nessuno gli ha insegnato ad elaborare gli impasti o a
tenere i pennelli in mano. Tutto ciò ch'egli sa e fa
deriva dall'interesse dimostrato per le cose: natura, oggetti,
fenomeni sociali, temperamenti umani. Tutta la sua pittura, dall'epoca ormai lontana e fors'anche
rinnegata dei suonatori di concertini (ha avuto vaste possibilità
di conoscerne in terra pugliese), agli attuali paesaggi e nature
morte che ritraggono aspetti diversi di questa sua seconda stagione della vita, tra la residenza
abituale di Roma e i frequanti viaggi nel nord, altro non è se
non il diario diligente - minuzioso e dettagliato - della sua
curiosità di viandante. Sole e nebbia, tepori e brume si confondono e assommano
nella gamma della sua produzione come aspetti diversi di un
medesimo discorso chiuso nel contesto di una produzione a cui,
se un rimprovero è da muovere, giusto è quello del troppo indulgere nel racconto. Ma non è poi stabilito che detta insistenza sia sempre un
peccato, massime se ci si trova ad un pittore creatosi con forza
di volontà e un'autodisciplina priva di qualsiasi traccia scolastica e pedantesca. Direi che il difetto Balsamo lo trasformi, ad un certo punto,
in condiscendenza amorosa, quasi passionale: è la sedimentazione della civiltà mediterranea (intesa come
fatto di costume e sviluppo di tradizioni) che scatena in lui la
violenza dei rossi, smorzati, tuttavia, dai blu cupi che sono -
intendo e gli uni e gli altri - l'alternativa offerta dal carattere
nostro meridionale ai fenomeni dell'esistenza. Perché
l'antitesi è in noi, insomma: essa nacque con noi per
manifestarsi nel gioco alterno delle vicende. Chi, più di un
meridionale, infatti, può essere nel medesimo tempo ilare e
triste, ottimista e negatore di qualsiasi speranza? Cercatela qui la pittura di Balsamo e la troverete intera,
completa, assoluta, leggibile: soprattutto. E non è poco in
tempi, come questi, carichi di lusinghe e, pur'anche, di imbrogli
e ambiguità. |
I suoi paesaggi se dichiarano a volte un naturalismo, direi
bruto, tanto gli accenti e le inquadrature sono così prive di
ogni sentimentalismo, altre rasentano l'astratto per l' intrico
delle linee e dei toni nei quali il pittore seguendo un proprio
estro si è lasciato quasi sommergere dimenticando il vero e
sedotto dell'arabesco che gli si è venuto a vivere sotto il
pennello; e sono effetti di un' intensità e di una vitalità
originali, sì, ma non pensati come tali e per questo efficaci
artisticamente, ovvero stilisticamente. Stile, si sa, è conquista,
conquista che si consegue lavorando duramente e la sua
segnatura e inconfondibile anche se afugge a definizioni. In
questa raccolta che rappresenta la scelta di un decennio di
lavoro è facile riportarsi alle esperienze che cammin facendo
il pittore ha vissuto controllando le sue risorse e riprovando,
insieme, mezzi e cultura; perciò invenzioni, autentiche, veri e
propri ritrovamenti, e ognuno caratterizzato da impulsi a dare
della realtà un senso colto traveduto e sentito, sintesi di un
interiore travaglio sorretto, cresciuto e maturato da fede
nei valori della pittura. Nei suoi quadri il colore non è un fenomeno di luce, ma
una modalità di volumi e di superficie. Ignora le mode e le ten-
denze. Dipinge d'impeto, con pennellate ampie che sembrano
ferite dai cui bordi tracciano ricordi compressi. Motivi agitati
e commossi sono sempre presenti, anche nelle sfumature. La raffigurazione dipinta di motivi paesistici naturali, nei
quadri di Vincenzo Balsamo è perfezionata dalla sofferenza congenita. Non a caso i colori predominanti, il bleu
profondo e le varie tanalità del verde, evocano incubi che è
difficile strappare dagli abitacoli dell'istinto. Questa Puglia vista e capita, amata e sognata, spogliata e
rivestita a festa è la vera protagonista della pittura di Balsamo,
ed è facile profezia asserire che lo sarà sempre: immagino
che i suoi rossi fenici, i verdi raccolti nelle innumerevoli tonalità nella Foresta Umbra, le ocre
salentine, i blu greci li porterà sempre con se, dovunque lo trascini il
temperamento avventuroso, la curiosità, l'occasione o il
destino. Balsamo non è di quegli artisti che si appagano
presto e ambiscono alla stabilità: piuttosto mi sembra di
riconoscere nel carattere della sua pittura quei segni di
vagabondaggio e di alternativa che costituiscono il
patrimonio più ricco della giovinezza. Come uno scavatore di
diamanti che ha trovato una vena favolosa, Balsamo attinge
a piene mani alle risorse della sua rigogliosa emotività.
Incontentabile, fino all'ingordigia, egli si getta su un tema e lo
sviluppa, lo rovescia, lo spolpa, lo sbrana, si impadronisce
delle fibre più segrete, e da esse ricomincia a costruirlo con la
pagana, gioiosa effusione della sua sensualità pittorica. |